Riflessioni di metà ottobre

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Spesso e volentieri mi capita di riflettere su quello che faccio. Come insegnante, di solito. Anche come padre, a volte. La storia del padre, però, è un’altra storia. Qui ed ora voglio parlare della mia parte “insegnante”.

Riflessione n^ 1: cosa si fa a scuola.

Il nocciolo duro di quello che si fa a scuola è rappresentato dalla simbiosi di due attività complementari: spiegazione e verifica (e/o interrogazione). Si ascolta una spiegazione al fine di far bene una verifica. Tra le due attività non c’è sempre e comunque una correlazione positiva. Una bella lezione non sempre corrisponde ad una bella verifica. Così come una buona prestazione in sede di verifica non sempre corrisponde ad una serie di “belle lezioni”.

Riflessione n^ 2: cosa non si fa a scuola.

A volte quello che non si fa a scuola è ascoltare davvero la sofferenza. In primo luogo la sofferenza psichica collegata a qualsiasi attività di apprendimento, quella di cui parlava Blandino, per intenderci. In secondo luogo non si ascolta abbastanza la sofferenza legata al vivere quotidiano, all’esiatenza nuda e cruda.

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